Federico Greco

Mastoplastica Additiva

Mastoplastica Additiva

Forma e dimensione del seno rappresentano per molte donne non solo una parte importante della propria forma corporea ma influenzano anche una certa sicurezza o meno a livello sia privato che professionale. Non di raro le donne soffrono a causa di seni troppo piccoli in relazione all’aspetto generale del corpo. La predisposizione e la dimensione del seno piccolo sono per lo più genetiche.

La mastoplastica additiva rappresenta una buona possibilità per adeguare in modo armonico il seno considerato troppo piccolo rispetto all’immagine corporea generale. In base alla silhouette individuale saranno prese in considerazione dal medico aspettative di vario tipo. In caso di desiderio di un ingrandimento estremo il chirurgo non può e non deve rispondere a ogni desiderio illimitatamente.

Oltre alla ipoplasia mammaria giovanile (congenita) spesso si riscontra pure il desiderio di un cambiamento della forma del seno in donne che hanno terminato una gravidanza e/o eventualmente un periodo di allattamento prolungato.
Dopo questi avvenimenti si può assistere a una cosiddetta atrofia involutiva della ghiandola del seno. In questi casi vi é solitamente un rilassamento della pelle precedentemente dilatata durante la gravidanza o la fase di allattamento. Ne risulta l’impressione di un seno cadente e meno turgido. Di regola possono essere ottenuti ottimi risultati tramite il riadattamento del volume per mezzo dell’impianto di una protesi. Nei casi di rilassamento marcato della pelle talvolta è necessario anche un rassodamento (mastopessi) per ottenere un risultato ottimale.

Tutte le protesi mammarie sono costituite da un involucro di silicone, il contenuto della stessa può invece variare: attualmente vengono utilizzate protesi contenenti un gel coesivo di silicone o soluzione fisiologica di acqua salina. Esistono svariate dimensioni e forme. Le protesi più utilizzate sono quelle contenenti il silicone, data la loro migliore consistenza e forma. L’evoluzione dei materiali negli ultimi anni ha permesso di ridurre al minimo i rischi legati a questo tipo di materiale (il gel coesivo rende quasi impossibile una fuoriuscita di materiale nei tessuti), anche la varietà di forme delle protesi oggi disponibili permettono dei risultati più anatomici, naturali e persistenti nel tempo.
Le protesi contenenti acqua salina contengono una soluzione fisiologica molto simile alla composizione dei liquidi del corpo umano. Spesso questo liquido viene introdotto nella protesi soltanto durante l’intervento. Il vantaggio di queste protesi consiste nella possibilità di riassorbimento completo del contenuto in caso di rottura di protesi. Lo svantaggio consiste nella consistenza meno naturale del risultato. La scelta del metodo di mastopessia additiva che sarà utilizzato nel suo caso dipenderà dalla situazione anatomica, dalle sue aspettative e dalle raccomandazioni del chirurgo plastico.

L’incisione cutanea varia tra 4-7 cm di lunghezza e si troverà nel solco sottomammario o sul margine dell’areola o in alcuni casi a livello dell’ascella. Sarà comunque posizionata in modo da apparire il meno possibile. Attraverso questa incisione viene preparata la zona dove la protesi sarà più tardi posizionata: questo può essere direttamente dietro la ghiandola mammaria o dietro il muscolo pettorale a dipendenza dell’indicazione.
Prima di richiudere la cute vengono introdotti dei drenaggi che permettono di aspirare sangue o siero durante la fase post-operatoria (resteranno in posizione per ca. 24 ore), una medicazione con reggiseno e corpetto fisserà la posizione delle protesi comprimendo leggermente la zona operatoria. Se l’intervento viene effettuato da un chirurgo plastico qualificato le complicazioni sono rare e solitamente non interferiscono con un risultato duraturo e soddisfacente.

È uno degli interventi più praticati dai chirurghi plastici, con enormi soddisfazioni da parte delle pazienti.
Negli ultimi anni numerosissimi sono stati i miglioramenti sia per quanto riguarda la tecnica, ma soprattutto per quanto riguarda le protesi. La tecnica, se sottomuscolare, sottoghiandolare o “dual plane” dipende principalmente dalle caratteristiche delle mammelle, ma comunque, di norma, le tecniche in cui almeno una parte di muscolo ricopre la protesi sono da preferirsi per creare una forma più naturale. Le protesi come detto sono cambiate completamente nel corso degli anni. Le prime protesi erano un involucro in silicone liscio con all’ interno del silicone liquido. Erano poco resistenti e pertanto dopo circa 10 anni dovevano essere sostituite! Attualmente invece le protesi costruite dai maggiori produttori hanno un rivestimento molto piu’ resistente in triplice strato, “testurizzato”, cioè ruvido, con all’ interno un silicone coesivo, denso, che pertanto, anche se la protesi dovesse bucarsi, non rischia di infiltrarsi nei tessuti. Le aziende più importanti danno una garanzia a vita per queste protesi. Le forme delle protesi ormai sono innumerevoli. Tonde, a basso, medio o alto profilo. Anatomiche, più o meno alte, più o meno proiettate, più o meno larghe. Ormai si può dire che la gamma è completa e questo è importantissimo perché il chirurgo può decidere assieme alla paziente non più solo il volume delle mammelle ma anche la forma. E così anche in quelle donne che vogliono un seno più gradevole ma che non sembri “finto” si possono utilizzare protesi anatomiche meno alte, che riempiono poco i quadranti superiori, eliminando l’ effetto “push-up” che ci sarebbe anche senza il reggiseno. Una protesi tonda invece, in particolare quella ad alto profilo, è sempre la preferita da chi ricerca tale effetto 24 ore su 24. La scelta in ogni caso sia del tipo di protesi che della sede dell’ impianto deve essere effettuata dal chirurgo, in base alla forma delle mammelle, alla simmetria, e alle aspettative della paziente.

L’ intervento viene effettuato in clinica, in anestesia generale, dura circa un’ ora, si rimane ricoverati una notte. Le eventuali complicanze, per fortuna abbastanza rare, sono principalmente dovute a un eccessiva formazione di tessuto cicatriziale, fibroso, che alcune pazienti creano contro la protesi. È normale che ci sia tale tessuto (capsula periprotesica) ma se si forma in eccedenza può dare delle modificazioni sia alla forma che alla consistenza delle mammelle. Per fortuna però, la maggior parte delle volte tali alterazioni sono irrilevanti e pertanto non necessitano di alcun trattamento. I costi variano dai 6500 ai 7000 euro in base al tipo di protesi che si inseriscono.

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